Appendici del futuro 4 by Vari

Appendici del futuro 4 by Vari

autore:Vari [Vari]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ovunque, Calif.

Alt. 3.780

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Sul bancone, davanti al forestale, c’era un registro aperto.

— È questo il campeggio?

— Sì. Firmate, poi portate la vostra roba nel fabbricato principale. Si occuperanno di voi.

Touhy esitava, ma gli altri stavano già firmando. Prima di aggiungere il proprio nome, sfogliò qualche pagina del registro.

— Ragazzi! — gridò, richiamando i compagni. — Guardate! Merlin e Roush, e Shad, e Bobbie e Zodiac. E qui c’è Stovey, e Gemini, e Glinda e Valede. Sono qui! È questo il posto! Qui! Non nell’Oregon, non nel Colorado né altrove. Frieda e Roos e Horse...

Ma i suoi compagni, intuita la sua gioia, stavano già attraversando di corsa uno spiazzo di erba rasa e ben curata, diretti al massiccio edificio di cemento grigio, che l’uomo gli aveva indicato. Dietro quel primo edificio ce n’era un secondo, sovrastato da una ciminiera annerita. Allora non era un incendio, pensò Touhy, perché il fumo veniva da lì, da quella che probabilmente era una centrale termica.

l’inquinamento fa diventare il mondo marrone (ma non ti brucia).

Guardò la pesante porta del primo fabbricato aprirsi verso l’interno per far entrare gli altri, ma mentre l’istinto lo spingeva a raggiungerli di corsa qualcosa lo fece voltare verso il forestale, o cos’altro era, per chiedergli. — Se tutti mettono il nome sul registro, come mai il cartello dice popolazione zero?

Il forestale, o cos’altro era, rispose: — Il cartello è giusto. Qui non ci vive nessuno.

— Ah, capisco. I campeggiatori non contano. Ma tu?

— Io ci lavoro soltanto.

— Però ha l’aria di un paese. Il cartello...

— Qui non ci vive nessuno.

Touhy si voltò a guardare il sentiero da dove erano arrivati, che terminava davanti all’ingresso del campo, e solo allora si accorse di quanto fosse alta la rete metallica, troppo alta per essere la recinzione di un campeggio. Disse: — Ma che razza di campeggio è questo? — E in quell’istante l’aria fu pervasa dal frastuono del Big Sound. Rock ad alta pressione. «Clang. Clang. Clang. Buum, bam, bum». La musica veniva dall’edificio di cemento grigio. Un attimo dopo Touhy varcava il pesante portone su cui spiccava la scritta “Alloggio gratuito”, e subito si sarebbe preso a calci per essere stato così stupido da avere dei dubbi. Perché tutto era come doveva essere. L’immenso locale privo di finestre era illuminato da luci stroboscopiche, i festoni luccicanti andavano dal soffitto al pavimento, i muri erano tappezzati di poster. Dagli altoparlanti nascosti si riversava il rimbombo del rock, e, Touhy lo scoprì immediatamente, vicino a ognuno dei letti accostati alle pareti, col materasso ad acqua e a vibrazione automatica, c’era una scatola piena di spinelli. Cercò gli altri tre e con qualche difficoltà riuscì a scorgerli nel mutevole gioco di luci e ombre. Le facce si componevano, si frantumavano, tornavano a ricomporsi col variare delle luci. Lui accese uno spinello e si sdraiò, felice.

Liberi subito. Tutto è legale. Amate.

Nel locale c’era una stanza interna, con una porta a doppio battente verniciata di un luminoso blu oltremare, su cui era appeso un altro cartello:

Questo è il viaggio che segna la fine di tutti i viaggi.



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